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Questo è il primo di una serie di articoli tecnici dedicati ad una disciplina “marginale” per la maggior parte dei surfers non professionisti ma esaltante e capace di regalare grandi soddisfazioni.
Il racing non è solo “regata”, è anche garetta con gli amici o semplice simulazione con boe non proprio regolamentari (quella di una barca da pesca o simili) e tanta voglia di correre.
Il racing non è propriamente la più “amichevole” delle varie discipline windsurfistiche, ma chiunque con passione e un po’ di pazienza può sperimentarne le emozioni.
Dal momento che ben poco c’è da spiegare a chi le gare già le fa, vorrei dare alcuni consigli e informazioni a quanti vogliano accostarsi al racing amatoriale o “free-race” senza velleità agonistiche in senso proprio.
Da dove partiamo? Dalla spiaggia, ovviamente!
1) MATERIALI
Naturalmente, la vita del racer è decisamente dura fin dal mattino: in spiaggia, infatti la giornata inizia con montaggio e trim di vele che sembrano progettate apposta per far incazzare nero chi le usa.
Le vele da race e free-race sono TUTTE dotate di camber. Diffidate da chi spaccia per vele free-race le no-cam potenti, a meno che non abbiate intenzione di sostituirle ogni 30 uscite… cioè dopo che il tessuto (regolarmente) si è lasciato andare e al posto di una “simulazione” di camber la vostra tasca d’albero sembrerà un lenzuolo liso.
Ancor più diffidate di chi dipinge i camber come bestie orrende e feroci dalle quali girare alla larga: costoro sono tutti nostalgici che l’ultima vela camberata l’hanno provata 10 anni fa e ancora portano le piaghe sulle mani per i tragici recuperi della stessa una volta caduta in acqua.
Le moderne vele race sono leggere e maneggevoli e i camber si fanno (negativamente ma non troppo) sentire solo durante il montaggio e dopo le manovre quando ruotano. In tutti e due i casi vi abituerete in un attimo e potrete godervi quelli che invece sono i vantaggi dei camber: stabilità, potenza, capacità di passare agevolmente i buchi di vento, durata della vela (si, anche questo!! Provate a montare una vela race di 7 o 8 anni fa: sembra nuova se è stata trattata bene. Poi montate la vostra bella no-cam di 3 anni fa: non sembra uno straccetto…eh dai, dite la verità…).
Le vele race si dividono ormai in due sole categorie: vele slalom (misure piccole) e vele “race” o “formula” (dalla 9 in poi).
Da notare che il range di vento di queste vele è davvero singolare, perché il “pianeta formula” è appunto un mondo a sé stante, che analizzeremo separatamente più avanti.
Perché singolare? Guardate questa tabella riferita alla Neil Pryde RS4 per un rider del mio peso (68 kg.):
MQ Nodi
12.5 6-10
11.6 7-14
10.7 8-18
9.8 12-22
Ora, con che vela uscireste con 22 nodi e il vostro free-ride da 130 litri? Una 9 e 8? Non credo, e infatti guardate un po’ cosa dicono alla Neil Pryde delle stesse RS4 nelle misure più piccole:
MQ Nodi
6.7 15- 25
7.2 12- 22
7.8 9 - 20
Ma come? Se ci sono diciamo 14 nodi esco con la 7.2 o con la 11.6? I conti non tornano… apparentemente. Il fatto è che le misure “piccole” delle vele race sono fatte per tavole slalom e quelle grandi (dalla 9 in poi) per tavole formula. Le vele slalom e formula sembrano uguali ma il profilo d’entrata e il posizionamento del grasso sono decisamente diversi anche sulle “stessa” vela presa in due misure diverse (vedi le RS4 di cui sopra). Tant’è che la Neil Pryde ha deciso di chiamare le RS4 da slalom “speedseeker” e quelle da formula “Race”.
Quale scegliere? Facilissimo: se non avete un formula e non vi balena neppure per l’anticamera del cervello l’idea di comprarne uno (usato magari… ah, cosa vi perdete!), assolutamente comprate una vela slalom (direi max 8 metri, poi diventano ingestibili su uno slalom tolte alcune tavole particolari tipo Hypersonic).
Altrimenti rompete il maiale (il porcellino non vi basterà di certo) e fatevi l’attrezzatura da formula: non andrete in vacanza per 3 anni ma vi sarete tolti una bella soddisfazione.
In questo caso, due le vele da scegliere, a seconda del peso. Di solito la combinazione 9.8 / 11.5 è ideale per pesi medio alti, per i leggeri personalmente consiglio un 9.0 / 11.0 o giù di lì.
Anche per quanto riguarda le tavole race, c’è poco da scegliere: o slalom o formula… o tutte e due, che è il massimo. Inutile dire quale marca o modello ma, mentre per quello che riguarda lo slalom un bel free-ride leggero e veloce può almeno in parte sostituire uno slalom “tirato” (che è una tavola tecnica, faticosa e difficile), il discorso formula ammette poche eccezioni: i cosiddetti “free formula”, ad avviso di chi scrive sono tavole né carne né pesce. Qui bisogna scegliere da uomini, le cose se si fanno si fanno bene e quindi vai con un formula “vero” e feroce (magari usato, per evitare un mutuo in banca) e relativo rig altrettanto intigrito.
Per gli slalom, ognuno scelga secondo il proprio peso e spot d’uscita, perché il discorso volume è lo stesso di un free ride e quindi se andate a fondo con uno non vi salverete con l’altro.
Nel prossimo articolo passeremo al trim (non dimenticate che siamo ancora in spiaggia). Nel frattempo vi consiglio un po’ di palestra. Vi servirà, ve lo assicuro!
PAOLO – ITA 138 nonché ISW 997 Windburner nonché somaro incontrastato di ho’okipa dove, modestamente, ero di gran lunga il peggiore. |
