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Racing – 3° parte: Formula Windsurfing Stampa E-mail
Scritto da Paolo ISW960 The King   
Eccoci giunti finalmente alla specialità regina del racing, la discussa, amata, odiata, snobbata, invidiata e chi più ne ha più ne metta: il formula windsurfing.
Premettiamo che non a tutti piace: c’è chi dice che “non è più windsurf “, chi dice che “costa troppo” (dagli torto se sei capace…), chi “non gli sta in garage”, chi “la moglie glielo ha vietato perché c’ha già 8 tavole, 6 vele, 4 boma e adesso è ora che la finiamo c…zo” e c’è chi semplicemente non ama girare con attrezzature così ingombranti.....
Siccome però quando c’è cippa o quasi e qualcuno esce col formula e qualcuno plana quelli a riva commentano come sopra ma in fondo in fondo si rodono dall’invidia, quest’articolo è per chi il formula lo vuole provare. Chi già è capace, spieghi a me qualcosa che ho bisogno…
Le tavole formula sono tavole DA REGATA. Di conseguenza, non sono pensate per essere comode, robuste, facili, divertenti ecc. Sono fatte per correre, per bolinare, per gareggiare.
Qualcuno si sarà trovato con il suo freeride ad ingaggiare con un formula e magari gli sarà anche passato davanti. Non fatevi illusioni al riguardo, il formula non è uno slalom, non è fatto per raggiungere velocità di punta assurde: è fatto per andare forte sempre, col vento e senza, di bolina e non. Di sicuro può capitarvi di superare in velocità un formula con un freeride, ma stategli dietro un’ora se ci riuscite: prima o poi vi perderà, o di bolina, o in un buco di vento, o di poppa.. se non fosse così non userebbero queste tavole ai massimi livelli mondiali, non credete?
1) L’acquisto
E’ totalmente inutile farsi prestare una tantum il formula dell’amico. Alla prima uscita non vi piacerà e probabilmente in più del 50% dei casi lascerete perdere. Se siete convinti o quasi, compratene uno. Puntate ASSOLUTAMENTE sull’usato. E’ inutile buttare i soldi per una tavola nuova, sul formula tornerete allo stadio di principiante del windsurf e pertanto il materiale va comprato di conseguenza. Che tavola? Una qualunque, che sia un formula registrato nella lista delle tavole per questa specialità: Che vela? Qui il discorso si fa delicato: okkio a non farvi fregare dagli articoli sui vari giornali nei quali si statuisce che “la 10.5 è una vela da vento forte”, “la 11.6 è piccola” ecc. Si, se siete un marc’antonio di 1.95 x 100kg di muscoli e fate il surfista di mestiere la 11.6 è piccola. Se no è grossa. Molto grossa. Io consiglio ai leggeri per iniziare una 10/10.5 max e ai pesanti non più di una 11. Per contro, non comprate vele troppo piccole tipo 8.5 / 9 se non come seconda vela: queste misure si usano davvero col vento forte… Attenzione che purtroppo queste vele esigono un rig top level, meglio se full carbon. Di nuovo, cercate l’usato. Ultimo avviso, guardatevi da vele vecchie: le prime erano PAUROSE da tenere e recuperare, le più recenti sono un altro pianeta.
2) Armatura della vela
Vale tutto quanto detto per le vele race, tranne che vi consiglio di cazzare moltissimo il caricabasso (se non riuscite, armatevi di un cricco) . Un centimetro fa la differenza tra tenere la vela comodamente e crepare di fatica. Ricordatevi che col crescere delle misure tutto si amplifica tremendamente. Ricordate anche che una vela più ha l’albero alto e più risente del settaggio del caricabasso, non perché (come molti credono) più cazzi il caricabasso più la vela “si smolla” e quindi “tira” meno, ma a causa della ragione stessa per cui una vela deve twistare. Qui il discorso si complica, ne parleremo più avanti separatamente.
Bugna molle (negativa o quasi), altrimenti i camber girano solo se presi a calci.
3) Piede d’albero
Normalmente, ¾ avanti. Provate ad arretratrare e vedete come va. Se c’è troppo vento e non controllate più tutto avanti.
4) In acqua: dico non vorrete passare la giornata in spiaggia?
Lo so, siete già stanchi: è normale. Prima di tutto, controllate finchè siete a terra di essere in grado di recuperare la vela. E’ un’operazione faticosa e lunga, perché per due minuti la vela sembra non muoversi un millimetro dall’acqua, poi lentamente inizia ad alzarsi (nel frattempo avete le vene tempiali che esplodono, la schiena che urla vendetta, i crampi alle gambe e le braccia più lunghe di 10 cm…) e infine sale. Più c’è vento peggio è, quindi se il vento picchia girate la tavola prua al vento e fate in modo che il vento passi sotto l’albero e vi aiuti a sollevare il rig. Non vi venga in mente di provare a recuperare spalle al vento e vela spantegata sull’acqua col vento che la schiaccia: non siete l’incredibile Hulk.
Il vostro primo bordo probabilmente avrà l’andamento da dopo sbronza: una bella serie di “S”. Ma il peggio è che inspiegabilmente, se coi piedi cercate di condurre la tavola al lasco orza e viceversa.
Attenzione, qui il problema è la pinna: 70 cm di pinna lavorano come una deriva, perciò tutto funziona al contrario fintantoché (come ad esempio in strambata) non si fa lavorare anche il bordo della tavola. Cioè: dita dei piedi in alto, poggia, spingo sulle punte dei piedi orza.
Se invece carico il bordo sottovento come in una normale strambata, l’accoppiata peso / bordo carico fanno sì che la tavola si comporti normalmente, cioè poggi. Idem se faccio lavorare con forza il bordo sopravento, la tavola orza normalmente.
Infilate i piedi nelle straps il prima possibile: non ostante il litraggio generoso, la lunghezza ridotta fa diventare la tavola pigra ad entrare in planata se non si arretra un po’ col peso.
Cercate, una volta al trapezio, di tenere una posizione rilassata e controllata, con la tavola piatta sull’acqua e la vela ben chiusa. Evitate posizioni strane, rilassatevi portando il peso del corpo in basso fuori dal bordo con le anche parallele alla linea mediana della tavola, peso che va scaricato ove possibile sul piede dell’albero per minimizzare il lift e tenere la tavola in acqua.
5) Manovre
Un formula si manovra né più né meno che come un’altra tavola. Ricordatevi solo che la bugna è lontana e finisce facilmente in acqua, rovinando tutto: tenete l’albero verticale durante i cambi di mure.
Ricordate anche che la vela è grande e quando ruota dopo la strambata tende a “tirare” verso il bordo sottovento: pertanto non fatevi trovare a coi piedi a centro tavola pronti per farvi catapultare come i fessi, terminate la rotazione già ben posizionati sul bordo sopravento pronti a contrastare la botta dei camber. I litri non vi mancano, non c’è il rischio di sbandare la tavola.
Solo l’esperienza farà il resto, dopo un po’ di uscite stramberete alla grande anche con una 11 (per l’invidia dei non plananti che guardano dalla spiaggia…).
6) E poi?
E poi divertitevi, perché questo è l’importante. E poi uscite sempre, perché solo così si migliora. E poi non fatevi paranoie da spiaggia, perché è in acqua che si fa windsurf. E poi non comprate troppe riviste, cercano solo di vendervi qualcosa. E poi andate a Maui una volta nella vita, perché ogni religione ha la sua Mecca. E poi non rompete le palle se non c’è vento: in ogni caso, è meglio stare in spiaggia ad aspettare che fare shopping all’Ikea
Buon vento
 
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Webcam Prà


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